Lo stile fotografico:
esperienze, bagaglio culturale e artistico, vita quotidiana, ferite, gioie, gusto personale: ecco da dove deriva il mio.
Come in ogni forma d’arte, anche dietro la fotografia si nasconde il vero animo di un fotografo. Ogni scatto, ogni immagine fermata nel tempo non è mai a caso. Ogni foto nasce sempre da un’impronta ben incisa nella mente di chi ha tra le mani l’obiettivo.
Il mio stile, la mia impronta, è ispirata dai grandi “mostri” del cinema. A contrasto con le più romantiche storie d’amore, le mie immagini prendono ispirazione da film che di romantico hanno poco e, a volte, nulla. Ma il punto non è quanto amore c’è in un film, piuttosto da quanta maestria e arte si percepisce in scene che hanno fatto la storia.
Ecco come nasce lo stile di un fotografo. Ecco come è nato il mio.
Stanley Kubrick
Si, Stanley Kubrick, che con i matrimoni non c’entra proprio nulla. Ancor prima di Wes Anderson, Kubrick crea scene in cui il personaggio è esattamente nel punto di fuga. Intorno a lui inquadrature simmetriche. Tutti conosciamo la scena di Shining, in cui il piccolo Danny attraversa il corridoio dell’Overlook Hotel: un palese esempio dell’impronta cinematografica di questo grande registra. Come nel cinema, anche nella fotografia è spesso presente la tecnica del “controcampo”. Tecnica che uso spesso anche io nelle mie foto. Nei miei scatti, la sposa è in primo piano e suo padre più in là, che la guarda abbagliato dalla sua bellezza. Mi piace questo tipo di foto perché mi dà la sensazione che il soggetto vicino all’obiettivo sia avvolto dall’affetto delle persone che gli stanno tutt’intorno. Credo che trasmetta tantissimo le emozioni provate in quell’istante.
Ingmar Bergman
Anche qui, uno stile cinematografico che d’amore parla poco, o in un modo un po’ diverso dalla percezione comune. Le opere di Bergman sono ricche di simbolismi e psicologia, di morte e di viaggi tormentati alla ricerca di Dio. L’esistenzialismo che trasudano i suoi film è arte.
Il Posto delle Fragole, il primo road movie della storia, fa del viaggio del professor Isak Borg e di sua nuora Marianne una vera e propria ricerca interiore. Uno scambio di ricordi, punti di vista e racconti tra i due protagonisti.
Il Settimo Sigillo, è la trasposizione cinematografica dell’opera teatrale, Pittura su legno, scritta dallo stesso Bergman. Solo un grande maestro di cinema può concepire e riprodurre la partita a scacchi tra un cavaliere di ritorno dalle crociate e la Morte in persona. Anche qui le domande esistenziali e la ricerca spirituale la fanno da padrone. Bergman utilizza il viaggio per condurre la sua analisi sulla ricerca, che è da sempre la metafora della ricerca infinita dettata dalla stessa condizione umana.
“Cosa c’è dopo la morte?”
Grazie a Sven Nykvist, il suo fidato direttore della fotografia, Bergman gioca più con le ombre che con le luci. Il mio stile fotografico trae ispirazione proprio dalla sua grammatica visiva. La raffinata ricerca dell’immagine presente nelle sue opere, la cerco anche nelle mie fotografie. Ho preso spunto dai suoi film per la fotografia in bianco e nero che ho “trasformato” nel mio personale grigio e nero (come amo chiamarlo io).
In Bergman ogni cosa è simbolismo: ogni oggetto, colore e abito non è a caso, e anche per me ogni dettaglio è importante. Non amo le false pose, le scene classiche. Amo le “sottigliezze”, quegli elementi che nessuno nota ma che rendono ogni matrimonio unico. Non è la classica foto all’altare che renderà speciale il grande giorno.
L’intimità di una carezza, la dolcezza di due mani che si cercano e si intrecciano, un bacio rubato ma ricco di significato. E ancora, il sorriso sdentato di un bambino mentre corre, le lacrime di un padre felice, l’applauso lento di una nonna emozionata: ecco cosa cerco e scatto. Ecco cosa credo sia importante ricordare nel tempo.
Quentin Tarantino
Qui il mondo si ferma: non credo che Tarantino abbia bisogno di presentazioni. I suoi film sono famosi, oltre che per i suoi dialoghi surreali, anche per le scene di violenza diventate subito cult. Ma non è questa violenza il punto focale per me, bensì le scene rappresentate. Ogni movimento di macchina è motivato, è frutto di uno studio attento, e ha un significato che va ben oltre ciò che vediamo. I riferimenti ad altri film sono il tocco da maestro. Personaggi, nomi, poster, magliette, canzoni: dettagli che sono a volte nascosti a volte palesi, ma inseriti nella trama dei suoi film come se fossero nati lì e non in precedenza.
Riferimenti che non disturbano in alcun modo lo spettatore, ma lo incuriosiscono, lo fanno entrare ancor di più nella trama.
Ecco, forse questa è stata la grande ispirazione per il mio stile fotografico. Come per Tarantino, anche nei miei scatti ci sono riferimenti a scene, colori e fotogrammi che hanno segnato me e, inevitabilmente, la mia fotografia. Ma attenzione: io cerco di riprodurre le immagini per la loro perfetta riproduzione, non cerco di emulare le stesse emozioni da film. Nulla per me deve essere alterato, forzato o finto. Non c’è nulla di artificiale nelle mie foto! Mi piace cercare similitudini, per rendere gli scatti che ritraggono i miei sposi, magici e memorabili così come sono memorabili le scene da cui traggo ispirazione. La mia è una riproduzione ricca di significato, una rivisitazione di scene che sono impresse nella mia mente e che sono frutto di ciò che assorbo in quello che leggo, vedo e ascolto nella mia vita privata.
Non solo film: i fotografi Robert Capa, Raymond Depardon e Alex Webb
Tra le mie tante ispirazioni (che sono davvero tante), cito tre grandi miti che hanno segnato irreparabilmente i miei lavori. Catalogarli sotto la voce “fotografi” è riduttivo. Il loro stile è unico.
Robert Capa
è il reporter per eccellenza. Diventato famoso per uno scatto fatto con la macchina fotografica sulla testa, senza guardare, fa del reportage la fotografia per antonomasia. Il reportage, appunto: la mia filosofia. La ricerca di immagini non artificiali, l’osservare intorno a me ciò che l’attenzione comune non coglie. Sbirciare, curiosare, immortalare attimi autentici, irripetibili, che caratterizzano il matrimonio come null’altro può fare. C’è la ricerca del momento perfetto, inteso come attimo mai più replicabile. Le foto di Robert Capa sono sfocate, mosse, non “tecnicamente” perfette. Ma sono in ogni caso perfette per la loro unicità, perché la guerra non è perfetta ma è vera. Ecco, Capa mi ha trasmesso questo: la perfezione sta nell’autenticità delle emozioni.
Raymond Depardon
Con il racconto su Glasgow ha scosso il mio animo. I colori, i personaggi ritratti, la luce. Un racconto di povertà, privazione, disperazione che solo un grande artista può cogliere, immortalare e rendere vivido in foto che non sono solo foto ma opere d’arte. Il racconto fotografico che cerco di riprodurre anche io con uno scatto che racconta, appunto, il momento unico che stanno vivendo i miei sposi.
Ultimo ma non per importanza:
Alex Webb
Il suo stile, caratterizzato da luci intense, ci regala immagini che sollevano più domande che risposte. una decisa saturazione cromatica e una profondità dei neri funzionali allo stile del fotografo. Foto che non raccontano solo storie, ma che suggeriscono scenari, colgono attimi e risvegliano emozioni. Ogni immagine viene racchiusa in composizioni armoniche, con colori accesi, ma naturali, fatte di ombre e geometrie nette, dove i soggetti, per lo più inconsapevoli, diventano protagonisti di un teatro quotidiano che rivela la poetica della tragedia. Fotografie che creano un immediato senso di profondità, giocando con la composizione degli elementi nei vari piani dell’immagine.
Il mio stile fotografico è frutto di ogni parola scritta in queste righe.
Non è una fotografia “facile”, forse non da tutti. Ma sicuramente l’autenticità delle mie immagini è una storia che racconta le persone, che entra nell’intimità delle emozioni e non vuole alterarne la pura essenza. Non ci sono bugie.
Credo nella bellezza dei ricordi e amo anche le foto di “rito” ma le vostre foto non saranno mai uguali a quelle di un altro matrimonio. Non avranno mai gli stessi colori e le stesse luci. Perché ogni matrimonio ha un colore, uno stile e un calore proprio. Il mio compito è innalzarne al massimo la bellezza.
Forse avrete tante domande dopo questo lungo articolo: le risposte le trovate qui.